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martedì 15 maggio 2012

Francia: il "movimento anarchico autonomo" finisce in tribunale per terrorismo


Dopo cinque anni di istruzioni, sei persone saranno giudicate per associazione a delinquere con finalità di terrorismo. La polizia ritiene che appartengano al “movimento anarchico autonomo francese”.

Cominciata quattro giorni prima dell’elezione di Nicolas Sarkozy, nel maggio 2007, “
l’affaire de la dépanneuse (del carro attrezzi)” arriverà in tribunale qualche giorno prima dell’elezione del suo successore. Questo dossier di associazione a delinquere con finalità terroristiche è il primo riguardante il “movimento anarchico autonomo” ad arrivare in tribunale.
Precedente all’affaire de Tarnac, l’inchiesta segna l’inizio della preoccupazione per l’ “estrema sinistra”, considerata dal potere politico e dai servizi di intelligence come una priorità nella lotta contro il terrorismo.
In questa inchiesta, sei persone sono accusate di formare un gruppo volto a “attentare agli interessi dello Stato” con atti di sabotaggio. Alcuni fra loro sono stati in custodia cautelare fino a un anno. 


      Un pacco sotto un carro attrezzi


Il 2 maggio 2007 dei poliziotti hanno trovato sotto un carro attrezzi della polizia, parcheggiato davanti al commissariato di rue de Clignancourt a Parigi, un pacco di plastica contenente delle bottiglie di liquido incendiario e un dispositivo di accensione. La sezione antiterrorista della brigata criminale si è impegnata per identificare coloro che hanno deposto il pacco, che però non è esploso, sul quale la polizia ha raccolto cinque tracce di DNA.


Nel gennaio 2008, dei doganieri controllando l’automobile di una coppia al pedaggio di Vierzon, hanno trovato un piano dello stabilimento penitenziario per minori di Porcheville, del clorato di sodio e della documentazione sulla fabbricazione di esplosivi. Dopo 96 ore di controllo a vista sotto il regime dell’antiterrorismo, Inès M. e Franck F. si sono ritrovati a Fleury-Mérogis per subire il trattamento riservato ai “detenuti particolarmente sorvegliati”.

Il DNA di Inès corrispondeva a uno di quelli rilevati sotto il carro attrezzi della polizia. Identificati già da molto tempo dei servizi di intelligence come “appartenenti al movimento anarchico autonomo”, Inès e Franck diventano le prime figure dell’estremismo messe in esame per terrorismo dopo le leggi del 1986 (relative alla lotta contro il terrorismo e agli attentati contro la sicurezza dello Stato).
Inès resta in custodia cautelare per un anno, Franck quattro mesi. Attendendo una decisione del magistrato, il giudice li ha poi rimessi in libertà sotto controllo giudiziario.


      Miscela per fumogeno


All’epoca dell’arresto di Inès e Franck, tre uomini in viaggio per una manifestazione contro i centri di detenzione vengono fermati a Fontenay-sous-Bois. Trasportavano degli ingredienti per fabbricare un fumogeno: una miscela non esplosiva di zucchero, farina e clorato di sodio. I poliziotti hanno trovato anche qualche chiodo e hanno concluso che i tre possedevano il materiale per confezionare una bomba a chiodi. Le analisi chimiche però lo smentiscono, tuttavia il DNA di due di loro corrispondeva a quelli del carro attrezzi.


Questi tre dossier, così come un tentativo di incendio in un magazzino della SNCF, attribuito ai fratelli di Inès (di cui il DNA è stato anche ritrovato sotto il carro attrezzi) durante il movimento anti-CPE di marzo e aprile 2006, sono stati aggiunti allo stesso dossier, istituito dal giudice antiterrorista Edmond Brunaud, che ha poi chiuso la galleria Saint-Eloi. Nella sua ordinanza di rinvio ha scritto:

Questo tentativo di distruzione si inscrive in una campagna di fatto della stessa natura gestita verosimilmente da gruppuscoli dell’ultra sinistra ostili alla candidatura dell’atturale presidente della Repubblica Francese e avento per scopo l’attentato agli interessi dello Stato, di sabotare le elezioni presidenziali coinvolgendo i luoghi sensibili di Parigi e della sua periferia con un effetto di contagio
I prevenuti, ostili alla classificazione poliziesca di terrorismo e a quelli che chiamano “journaflics” (flic = poliziotto), hanno sempre rifiutato di esprimersi tranne che con lettere pubblicate nei loro giornali e siti internet. Lì vi si può leggere il racconto della loro vita in prigione, lo svolgimento degli interrogatori o la loro denuncia dello stato della società francese. I loro ed altri scritti sono raggruppati in tre dossier intitolati “Cattive intenzioni” ("Mauvaises Intentions") che fanno altrove il punto di completezza sull’affaire
Cinque mezze giornate di udienza sono previste al tribunale di Parigi per questo processo.

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