Aldifuori...

Colei che nessuno arruola e che è guidata soltanto da una natura impulsiva, la passionale complessa,
la fuorilegge, la fuori da ogni scuola, l'isolata ricercatrice dell'aldilà...

lunedì 16 gennaio 2012

Louise Michel, sostenitrice assoluta della rivoluzione sociale

"Il potere è maledetto, è per questo che sono anarchica"

Nacque il 29 maggio 1830 a Vroncourt-la-Côte. Da subito sentì la vocazione per l’educazione ed insegnò per qualche anno prima di trasferirsi a Parigi  nel 1856; aveva 26 anni quando sviluppò un’attività letteraria, pedagogica, politica e di attivismo legandosi a molteplici personalità rivoluzionarie blanquiste, data la simpatia che aveva allora verso l’ideologia repubblicano-socialista. 

S’intrecciarono in quegli anni l’impegno pedagogico, letterario, sociale e politico: tra il 1865 e il 1868 aprì due scuole promuovendo un’istruzione laica; dal 1850 cominciarono i rapporti con Victor Hugo e lei non abbandonò l’attività poetica firmando le sue opere con lo pseudonimo Enjolras, nome tratto dal personaggio repubblicano e nobile d’animo de I Miserabili di Hugo; nel 1869 si impegnò, facendo parte di un’organizzazione assistenziale, a combattere la prostituzione offrendo impiego alle donne e ridando loro una dignità che avevano perduto; nel 1970 venne eletta presidente del Comitato di vigilanza dei cittadini del XVIII arrondissement di Parigi: «il Comitato di vigilanza di Montmartre non lasciava nessuno senza tetto, nessuno senza pane; la sera dividevamo un'aringa in quattro o cinque, ma quando si trattava di bisognosi non s risparmiavano né mezzi pubblici, né la possibilità di operare requisizioni rivoluzionarie. Il XVIII arrondissement era il terrore dei trafficanti e degli accaparratori», e in questo contesto incontrò Théophile Ferré, col quale nacque una relazione.
"Du pain ou la mort!" (Il pane o la morte!) 
Caricatura di Demare, 1883
A gennaio del 1871 partecipò all’incendio dell’Hotel de Ville indossando la divisa della Guardia Nazionale e a marzo, nel torbido clima della Comune, si attivò nel 61° battaglione di Montmartre come propagandista, infermiera e combattente. Da sempre attenta alla condizione della donna nella società, mise a fuoco il ruolo che ebbe anche in quel contesto:  «Le donne, quando vale la pena di combattere, non si tirano indietro. Il vecchio lievito della rivolta che è in fondo al cuore di tutte fermenta rapidamente», infatti è rilevante anche il fatto che lei stessa portò il suo impegno ed entusiasmo dietro una barricata costituita solo da donne. In quel clima caratterizzato da spinte fortemente rivoluzionarie la figura femminile cessò di essere relegata al secondo piano, non più messa in ombra dall’uomo:  «Durante il periodo delle lotte per l'avvento della repubblica, poi per la difesa della Comune, tutti appartenevamo alla rivoluzione; non si chiedeva di che sesso fosse uno quando si trattava di compiere il proprio dovere».  
Louise Michel con gli abiti della
Guardia Nazionale
La Comune ebbe vita brevissima e, infatti, due mesi dopo, lei e gli altri comunardi si ritrovarono di nuovo sulle barricate ma le truppe nazionali questa volta ebbero la meglio e lei fu costretta a fuggire. 
Tuttavia si consegnò non appena seppe che al suo posto era stata arrestata sua madre e volle subito essere portata al campo di Satory, dove venivano detenuti e poi giustiziati i comunardi dalle truppe versigliesi. Assistette alle esecuzioni di molti comunardi, tra cui Ferré. 
Quando arrivò al processo fu accusata di tentato colpo di Stato, istigazione alla guerra civile, detenzione ed uso di armi militari e falsificazione di documenti; lei si dichiarò responsabile di tutte le sue azioni perché «sostenitrice assoluta della rivoluzione sociale» e invocò la condanna a morte, altrimenti avrebbe avuto corso la sua vendetta se lasciata vivere.

Dopo il suo processo Hugo gli dedicò la poesia Viro Major

« quelli, donna, davanti alla tua indomita maestà,
meditavano, e malgrado la piega amara della tua bocca,
malgrado il maldicente che accanendosi su di te,
ti gettava addosso tutte le grida indignate della legge,
malgrado la tua voce fatale e alta che ti accusa,
vedevano risplendere l'angelo attraverso la medusa »

Documento per la deportazione sulla Nuova Caledonia
Alla fine il tribunale la condannò alla deportazione a vita sull’isola della Nuova Caledonia e in quest’occasione divenne anarchica. Restò sull’isola per sette anni, durante i quali fondò un giornale, si offrì insegnante per gli autoctoni canachi e li sostenne durante una rivolta contro le autorità francesi, a differenza della maggior parte degli ex comunardi dei quali scrisse: «Li stimavo molto, ma in quell’occasione mi disgustarono» Ai canachi donò la sua sciarpa rossa, prezioso cimelio della Comune «La divisi in laggiù in due parti, in una notte in cui due canachi vennero a dirmi addio, prima di andarsene a raggiungere i loro per battere i cattivi bianchi». 
Nel 1880 ritornò a Parigi dove fu accolta calorosamente. Riprese la sua attività di militante fortemente impegnata nel movimento anarchico tenendo numerose conferenze e intervenendo agli incontri politici.
Il 18 marzo 1882 nel corso di un meeting colse l’occasione per dissociarsi dalle posizioni dei socialisti autoritari promuovendo la bandiera nera per gli anarchici: «Non più il vessillo rosso bagnato del sangue dei nostri soldati. Innalzerò il vessillo nero, portatore del lutto per i nostri morti e le nostre illusioni».
L’anno seguente venne arrestata insieme ad altre dieci persone a seguito di una manifestazione di disoccupati in cui vennero saccheggiate tre panetterie. Fu rilasciata per poi finire nuovamente in carcere non molto tempo dopo per quattro mesi a causa di un discorso in cui sosteneva i minatori di Decazeville durante una manifestazione.
Nel 1888 fu coinvolta in un attentato da parte del reazionario Pierre Lucas che la ferì alla testa sparandole. La ferità fu leggera e al processo non si costituì neppure come parte civile.
Due anni dopo fu arrestata dopo una manifestazione a Vienne e rilasciata due mesi dopo.

Pamphlet di un meeting pubblico
Collaborò anche con il giornale anarchico fondato da Sébastien Faure, Le Libertaire e conobbe le maggiori personalità anarchiche del tempo: Malatesta, Gori, Bakunin, Kropotkin ed Emma Goldman. Con quest’ultima approfondì il dibattito sulla questione femminista ponendosi contro la rivendicazione di uguaglianza dei sessi che cominciava a prendere piede all’epoca («La richiesta di uguaglianza è una stupidaggine se porta le donne a governare»  «State tranquilli noi non siamo tanto stupidi perchè questo significherebbe perpetuare l'autorità... I vostri titoli, bah, non ci piacciono gli stracci, fatene quel che volete, sono troppo rappezzati, troppo striminziti....quel che vogliamo è la scienza e la libertà..... tenete questi abiti smessi, non ne vogliamo»)
Nel 1896 si recò a Londra per il Congresso dell’Internazionale socialista in cui avvenne la definitiva separazione tra socialisti e anarchici e negli anni a venire si spostò continuamente per visitare i suoi compagni in Norvegia e in Belgio e per tenere a Londra, in Algeria e nel resto della Francia le sue conferenze. 
Morì a Marsiglia  il 9 gennaio 1905.


Nel 2005 alcuni si ricordarono che cent’anni prima una stella rossa si accendeva nel firmamento della Libertà.
Louise Michel, la vergine rossa, la buona Louise, la piccola insegnante che aveva l’audacia di cambiare il mondo, che aveva sognato un mondo più giusto. Louise la bontà, Louise la rivolta. Louise l’anarchica!


Estratti dal tribunale

Il Presidente: «Imputata, avete qualcosa da dire in vostra difesa?»
Louise Michel: «Quel che rivendico da voi -che vi affermate consiglio di guerra, che vi ponete come i miei giudici, che non vi nascondete come la commissione di grazia, da voi che siete dei militari e che giudicate alla faccia di tutti- è il campo di Satory dove son già caduti i nostri fratelli! E' necessario che mi ritiri dalla società. Vi dico di farlo. Ebbene, il commissario della repubblica ha ragione. Visto che, a quanto sembra, ogni cuore che batte per la libertà non ha diritto che a un po' di piombo, ne reclamo una parte, io! Se mi lasciate vivere, non smetterò di gridar vendetta e denuncerò alla vendetta dei miei fratelli gli assassini della commissione di grazia...»
Il Presidente: «Non posso lasciarvi parlare se continuate con questi toni!»
Louise Michel: «Ho finito! Se non siete dei vigliacchi, uccidetemi!»

Dopo queste parole che hanno provocato una forte emozione nell'auditorio, il consiglio si ritira per deliberare. In capo a qualche istante, rientra in sentenza e, ai termini del verdetto, Louise Michel è condannata alla deportazione all'interno di una cinta muraria. Riportano l'imputata e la mettono a conoscenza del giudizio finale. Allorchè il cancelliere le dice che ha 24 ore per porsi in revisione, lei grida: "No! Non c'è alcun punto di revisione; ma preferirei la morte!"

(La Gazzetta dei Tribunali, dicembre 1871)

L'arrestation de Louise Michel - Girardet

Louise Michel à Satory - Girardet

Link di approfondimento:

Testi in lingua originale

La comunarda - Marco Rovelli



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